Il recupero di tracciati storici rappresenta un’azione strategica nella rigenerazione urbana e territoriale, non solo per la conservazione del paesaggio culturale, ma anche per il rilancio delle connessioni sociali e funzionali all’interno della comunità.
Nel territorio casentinese si possono individuare diversi percorsi storici che collegano insediamenti e/o emergenze architettoniche o archeologiche come, ad esempio, la strada che unisce la frazione di Quota, nel Comune di Poppi, a Raggiolo e passa accanto all’antica chiesa di Sant’Angelo, oggi allo stato di rudere, e attraversa il torrente Teggina grazie al ponte medievale dell’Usciolino.
Tra questi, i percorsi di collegamento di origine medievale tra i castelli d’altura e mercatali sottostanti rappresentano un caso emblematico di rete viaria storica. Questi tracciati, ancora leggibili nel paesaggio, riflettono il tipico sistema della Valle caratterizzato da due poli insediativi: uno in posizione elevata (il castello) e l’altro nel fondovalle (la zona mercatale). Questo sistema ha dato vita a ‘coppie’ di centri insediativi: Poppi e Ponte a Poppi, Porciano e Stia, Romena e Pratovecchio, Castel San Niccolò e Strada (PIT, Ambito 12). Per secoli, queste vie hanno rappresentato il principale collegamento tra i due poli del sistema insediativo, impregnate di memorie e significati storici.
Con il progressivo affermarsi delle strade carrabili, molti di questi antichi tracciati sono stati abbandonati e oggi versano in condizioni di degrado, con una fruibilità sempre più limitata a causa della scarsa manutenzione.
Questa Strategia mira a valorizzare e conservare i percorsi storici che hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio della Valle. La loro riqualificazione offrirebbe l’opportunità di riscoprire e valorizzare il legame tra comunità e territorio, tra paesi e aree rurali, preservando l’identità storica dei luoghi e favorendo forme di turismo sostenibile. Inoltre, questi percorsi possono incentivare un avvicinamento lento verso i castelli d’altura che hanno originato borghi di grande pregio. L’obiettivo è recuperare e riqualificare questi tracciati, migliorando le condizioni di percorribilità (fondo stradale, muri di sostegno, sistemazioni idrauliche, ecc.), l’accessibilità, la sicurezza d’uso e la dotazione di attrezzature (segnaletica, illuminazione, aree di sosta, ecc.).
Fondamentale sarà incentivare la partecipazione attiva dei cittadini nel processo di recupero, stimolando il senso di appartenenza e cura verso il territorio, tramite attività di co-progettazione e gestione partecipata.
Un esempio significativo di tracciato storico che potrebbe essere recuperato è “La Costa”, la strada pedonale lastricata in pietra di origine medievale che collega il fondovalle dell’Arno (Ponte a Poppi) al cuore medievale del borgo. Prima dell’avvento dei veicoli a motore, La Costa è stata per secoli un’importante via d’accesso a Poppi Alta, assumendo un ruolo centrale non solo come infrastruttura di collegamento, ma anche come simbolo della storia e dell’identità del borgo. Oggi, però, la strada è meno frequentata anche a causa del suo deterioramento e di una manutenzione insufficiente che ne hanno compromesso la sicurezza e la fruibilità. Il recupero de La Costa rappresenterebbe un intervento rilevante per la conservazione del patrimonio storico locale, migliorando al contempo l’accessibilità pedonale e favorendo la riscoperta di scorci paesaggistici e architettonici di particolare suggestione. Simile è la condizione della “via del Castello” che collega Strada a Castel San Niccolò attraversando una porzione di borgo incantevole, ma, purtroppo, in progressivo abbandono.
Uno dei principali ostacoli che la Strategia potrebbe incontrare è l’assenza di un progetto di valorizzazione in grado di restituire vitalità e attrattività a questi percorsi. Senza un loro utilizzo costante, infatti, il rischio di un rapido ritorno allo stato di abbandono è concreto. A ciò si aggiunge la necessità di garantire una manutenzione adeguata dopo gli interventi di riqualificazione, condizione imprescindibile per preservare nel tempo la qualità e la fruibilità dei tracciati storici. Per prevenire questo scenario, è essenziale che gli abitanti riconoscano e condividano il valore di tali percorsi, ne comprendano l’utilità e si mobilitino attivamente per sostenerne la cura, la praticabilità e il valore culturale nel tempo.
La selezione dei tracciati più ‘promettenti’ dovrebbe avvenire attraverso processi partecipativi mirati, attività istruttorie e di analisi adeguate, un progetto ben strutturato e a politiche che ne favoriscano un’integrazione efficace nel tessuto dei servizi e dei trasporti. Inoltre, campagne di sensibilizzazione e promozione, che coinvolgano attivamente la comunità attraverso passeggiate guidate e iniziative culturali, potrebbero incentivare ulteriormente la fruizione dei tracciati e garantire il successo della Strategia.
L’affidamento dei tracciati alla cura di enti del Terzo Settore o di associazioni locali risulterebbe utile non solo per l’organizzazione di eventi culturali, ma anche per garantirne la cura e manutenzione nel tempo. Infine, non va sottovalutato l’eventuale rischio di conflitti tra gli attori locali coinvolti nel progetto, che potrebbero avere visioni divergenti sull’utilizzo dei percorsi. La contromisura migliore è creare un Tavolo di concertazione che coinvolga tutti i soggetti interessati, in modo da promuovere il dialogo e una gestione condivisa e trasparente.
Alcuni interventi realizzati nelle aree interne italiane si concentrano sul recupero di antichi percorsi pedonali capaci di evocare tematiche centrali per l’identità dei luoghi, come la memoria, l’arte, la natura e le tradizioni. Questi progetti prevedono il ripristino dei tracciati abbandonati e la loro valorizzazione attraverso segnaletica storica, installazioni multimediali e punti informativi. Sviluppati con il coinvolgimento attivo della comunità locale e del mondo dell’associazionismo, non solo preservano la memoria degli eventi passati, ma rafforzano il senso di appartenenza territoriale, promuovendo al contempo un turismo sostenibile e inclusivo.
Il recupero dell’antica mulattiera di Corzano, nell’Alto Appennino Tosco-romagnolo, rappresenta una significativa testimonianza di valorizzazione del patrimonio storico, attivismo comunitario e riappropriazione del territorio. L’iniziativa ha riportato in vita, mediante un progetto di ripristino e restauro, l’antico tracciato che unisce il borgo di San Piero in Bagno, ai margini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, alla sommità del colle di Corzano dove sorgono i resti di un castello e un santuario votivo, un tempo fulcro della devozione locale. Il rapporto tra il sito fortificato di altura e il borgo alle sue pendici, verso il quale si sono progressivamente trasferiti abitanti e funzioni, richiama la logica dei sistemi insediativi doppi casentinesi. A segnare questa connessione storica vi è una mulattiera (costruita pressoché a secco, secondo la caratteristica tecnica locale) che dalla piazza mercatale del borgo sale fino al colle. A partire dalla metà degli anni 2000, un gruppo di cittadini, notando lo stato di profondo degrado della mulattiera, ha avviato un’iniziativa di recupero che ha portato alla nascita dell’associazione “Il Faro di Corzano”. Tra i volontari vi erano anche esperti nella lavorazione della pietra, i quali, dopo una fase conoscitiva dei caratteri costruttivi del manufatto, hanno progettato e realizzato, con il supporto di tecnici volontari, un intervento di recupero, manutenzione e ripristino del tracciato storico. Le campagne di sensibilizzazione promosse dall’associazione, con il coinvolgimento di istituzioni, imprese e cittadini, hanno permesso di raccogliere i fondi necessari per l’acquisto di materiali e mezzi d’opera. La manodopera volontaria, con l’impegno di circa 80 persone, ha reso possibile il recupero del percorso, creando al tempo stesso un’occasione di coesione comunitaria e di trasmissione diretta dei saperi. Giovani studenti, maestranze in pensione e nuovi cittadini hanno lavorato fianco a fianco, favorendo uno scambio intergenerazionale e interculturale. Lungo il percorso sono state realizzate aree di sosta e belvedere, con elementi di arredo progettati e costruiti dai volontari, e sono state piantate varietà autoctone di alberi da frutto quasi scomparse dal territorio. A metà percorso è stata realizzata un’area didattica dedicata ad attività culturali e di svago, dotata di un deposito per la raccolta dell’acqua e una fontana di acqua potabile. Per mantenere vivo l’interesse e garantire la cura del tracciato, l’associazione ha promosso numerose iniziative sociali, ampliando la partecipazione e accrescendo in modo significativo il numero di adesioni all’associazione (Cornieti, 2013).
Un altro esempio di approccio integrato, capace di andare oltre il semplice recupero fisico, è rappresentato dal Sentiero della Bonifica “Vittorio Fossombroni”. Questo percorso valorizza la narrazione storica e culturale del territorio, promuove il turismo esperienziale e rafforza l’identità locale. Ripercorrendo l’antica viabilità di manutenzione del Canale Maestro della Chiana, oggi trasformata in pista ciclo-pedonale tra Arezzo e Chiusi (Siena), il sentiero incentiva la mobilità lenta e riconsegna alla comunità il paesaggio fluviale come bene comune.
Potenziali soggetti promotori di questa Strategia potrebbero essere l’Unione dei Comuni (Ecomuseo), Comuni o altri enti e istituzioni del territorio (ad es., GAL Appennino Aretino). Potenziali soggetti attuatori, invece, potrebbero essere enti del Terzo Settore e associazioni di volontariato e promozione sociale, affiancati da università ed enti di ricerca o da professionisti del settore (compresi gli uffici tecnici comunali).
Alla Strategia S2_T4.1 sono sottesi i Principi di rigenerazione REACT indicati in grassetto nell’elenco che segue:
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P1. Conoscenza |
P2. Recupero |
P3. Salvaguardia |
P4. Valorizzazione |
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P5. Governance |
P6. Coesione sociale |
P7. Dotazioni di servizi |
P8. Gestione |
L’Azione prevede una mappatura completa dei tracciati storici, accompagnata da un’accurata analisi cartografica e da sopralluoghi sul campo per verificare lo stato attuale dei percorsi e individuare quelli nascosti o trascurati. Un punto centrale di questa Azione è il coinvolgimento diretto degli abitanti, in particolare delle persone anziane, che possono fornire preziose testimonianze sui percorsi e sulle vicende ad essi legate, così alla riscoperta della memoria dei luoghi e al recupero di un patrimonio identitario spesso dimenticato.
In molti progetti di rigenerazione, la mappatura dei tracciati si è basata su analisi archivistiche combinate con le testimonianze orali della popolazione. Coinvolgere la comunità locale già nelle fasi preliminari può consentire una maggiore accuratezza storica e rafforzare il senso di appartenenza ai luoghi. Un esempio è rappresentato dalle ‘camminate partecipative’, momenti di esplorazione collettiva dei tracciati, durante i quali vengono condivisi racconti e leggende locali, poi documentati attraverso registrazioni audio-video. A queste si affiancano laboratori di mappatura collettiva, dove i partecipanti tracciano su mappe digitali o cartacee le aree di interesse e gli itinerari da recuperare.
È interessante citare l’esperienza svolta in provincia di Lecco nell’ambito del progetto Interreg Italia-Svizzera “VoCaTe”, dove gli abitanti hanno contribuito a mappare luoghi di valore storico e culturale, creando un archivio interattivo. Le attività hanno incluso passeggiate e laboratori di mappatura collettiva, volti a preservare la memoria locale.
Similmente, nell’Appennino Ligure Orientale, studenti degli istituti scolastici di Rovegno e Rezzoaglio (GE) hanno collaborato in laboratori di mappatura partecipativa per raccogliere e conservare la memoria del territorio. L’iniziativa ha rafforzato il patrimonio identitario e culturale della comunità (Piu et al. 2023).
In Casentino, oltre alle mappe di comunità realizzate per impulso dell’Ecomuseo, un esempio di recupero e risignificazione del territorio è rappresentato da “I luoghi della memoria, la memoria dei luoghi”, progetto sviluppato, tra il 2016 e il 2017, nell’ambito di un Seminario Tematico della Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, in collaborazione con la Pro Loco di Quota. Questo progetto narra la storia del borgo, collegando i luoghi simbolici alle vicende della vita quotidiana, e ha portato all’installazione di targhe commemorative grazie al coinvolgimento attivo degli abitanti. L’esperienza ha permesso di recuperare e valorizzare i nomi originari di strade, piazze e vicoli, spesso dimenticati. Un progetto simile è stato realizzato a Raggiolo.
A Pratovecchio-Stia è stato sperimentato un modello di narrazione storico-culturale del territorio orientato al turismo lento e al rafforzamento dell’identità locale. Iniziative di trekking urbano, concepite come forme di eco-turismo sportivo, hanno guidato i partecipanti alla scoperta degli spazi cittadini e degli angoli più nascosti. Lungo i percorsi, pannelli informativi e installazioni – anche in luoghi simbolici come le “Vie del Sacro” – hanno raccontato il territorio, intrecciando lentezza, sport, arte e curiosità.
L’Azione prevede l’analisi e la catalogazione di strade e tracciati storici per tipologia (crinale, mezzacosta, fondovalle) e per stato di conservazione (ad es., ottimo, buono, sufficiente, compromesso). Ogni tracciato sarà analizzato e descritto in schede di analisi che includeranno informazioni tecniche, storiche e geografiche, oltre a considerare il miglioramento della viabilità pedonale, il potenziale turistico e il loro valore identitario per la comunità. Nell’analisi sarà essenziale considerare anche i poli collegati dai tracciati, valutandone il rilievo storico e architettonico, nonché il ruolo svolto in relazione alla densità di popolazione e presenza turistica. Particolare attenzione andrà riservata all’impatto sulla mobilità quotidiana, con focus specifico sugli spostamenti di prossimità.
Sulla base di criteri di selezione derivati da queste informazioni e con il coinvolgimento degli abitanti, potranno essere selezionati i tracciati con maggiore potenzialità o rilevanza da candidare a eventuali interventi di rigenerazione.
L’Azione prevede di effettuare il rilievo digitale dei tracciati selezionati nell’Azione precedente. Le operazioni di rilievo potranno essere condotte a seconda dei casi sia con il semplice tracciamento dei percorsi tramite stazione mobile GPS, sia utilizzando strumentazioni laser scanner 3D quando sia necessario avere un quadro più dettagliato del percorso. A queste tecnologie potranno essere affiancate riprese di fotogrammetria digitale SfM (Structure from Motion) da realizzarsi sia da terra che da drone. L’obiettivo è ottenere una restituzione grafica precisa e completa in grado di fornire una base chiara, sia per pianificare eventuali interventi di rigenerazione futuri, sia per catalogare e conservare la memoria morfologica di tracciati che, in assenza di risorse per il loro recupero, potranno costituire una base conoscitiva utile per futuri interventi.
L’Azione è finalizzata alla definizione delle priorità per gli interventi di rigenerazione, da individuare in collaborazione con gli attori locali (amministratori e cittadini), con il supporto di esperti di settore. Il processo potrà prevedere incontri pubblici e sessioni di co-progettazione, organizzati e facilitati da professionisti specializzati nei percorsi partecipativi. Dal punto di vista operativo, per identificare i tracciati sui quali intervenire prioritariamente, considerando il loro valore sociale, culturale e storico, nonché il potenziale turistico, si potrà utilizzare una matrice di impatto/urgenza o strumenti valutativi similari.
L’Azione consiste nell’elaborazione del progetto di recupero e valorizzazione dei tracciati storici selezionati nell’Azione A2 e rilevati nell’Azione A3 della presente Strategia. Esso potrebbe includere interventi sul fondo stradale, la riparazione o ricostruzione di piccole infrastrutture o attrezzature come ponticelli e muri di sostegno ed eventuali sistemazioni forestali, la previsione di segnaletica, aree di sosta e altre attrezzature utili.
Sarà fondamentale coinvolgere la comunità per segnalare punti di interesse storico o simbolico in ogni tracciato. Mappe di comunità interattive, con approfondimenti sui luoghi che hanno segnato la vita della comunità, potrebbero rappresentare un’opportunità di confronto e di dialogo tra generazioni e uno strumento di promozione turistica (A2_S1_T3.1 “Creazione della Mappa interattiva degli itinerari culturali del Casentino”).
L’Azione prevede l’attuazione degli interventi di recupero e valorizzazione dei tracciati, da intendersi non solo come opere fisiche, ma come parte integrante di una strategia di rilancio territoriale. In fase di esecuzione e nella successiva gestione, è desiderabile promuovere forme di coinvolgimento diretto della popolazione locale, anche attraverso il contributo di associazioni di volontariato, imprese artigiane e cooperative di comunità, già attive nella Valle o costituite ad hoc. Questo approccio favorisce non solo l’efficacia degli interventi, ma anche la costruzione di reti di collaborazione e l’attivazione di processi partecipativi capaci di consolidare il senso di appartenenza e la cura condivisa del territorio.
A opera realizzata, l’Azione prevede l’attivazione di un piano di manutenzione pluriennale, volto a garantire che i tracciati recuperati diventino una risorsa durevole, accessibile e fruibile nel tempo. Tale piano potrà includere protocolli di manutenzione ordinaria e straordinaria, definendo tempistiche, responsabilità e modalità di monitoraggio.
L’Azione punta a valorizzare i tracciati storici recuperati, promuovendo attività didattiche e culturali che rafforzino il senso di appartenenza e la tutela del patrimonio locale. In base alle condizioni riscontrate, potranno essere promosse iniziative quali passeggiate storiche guidate e itinerari tematici, workshop educativi per le scuole o eventi annuali come festival o giornate dedicate alla riscoperta dei percorsi (A7_S2_T3.1 “Organizzazione di un cantiere-scuola sulle tecniche tradizionali di costruzione e manutenzione dei sentieri”). Tali attività potranno coinvolgere esperti e storici locali, per arricchire l’esperienza dei partecipanti e favorire la trasmissione della conoscenza e della memoria storica del territorio, incentivando così la cura e la salvaguardia a lungo termine dei tracciati.
La loro gestione potrebbe essere affidata ad enti del Terzo Settore radicati nel contesto locale, in grado di attivare la comunità e mantenere vivo l’interesse verso i tracciati storici nel tempo.
Numerosi itinerari escursionistici nati dal recupero di antichi tracciati rappresentano un modello di promozione e gestione territoriale. La loro manutenzione e valorizzazione avviene spesso grazie alla collaborazione tra enti locali e volontari, mediante giornate dedicate alla cura dei sentieri e a corsi di formazione sul campo. A queste iniziative si affiancano eventi annuali volti a sensibilizzare la cittadinanza sulla storia dei luoghi attraversati e sulla tutela dell’ambiente.
Il progetto “Montagnaterapia”, promosso dal CAI (Club Alpino Italiano) di Rimini in collaborazione con la Cooperativa Sociale “Il Millepiedi”, ridefinisce l’inclusione sociale attraverso la montagna, integrando la cura e la manutenzione degli itinerari escursionistici con un percorso di crescita personale e collettiva. Oltre a rappresentare un’opportunità di socializzazione, l’iniziativa contribuisce concretamente alla valorizzazione del territorio. Nato per offrire esperienze escursionistiche a persone con disabilità fisiche o con difficoltà psichiche, relazionali e sociali, il progetto si è ampliato includendo anche giovani immigrati impegnati in percorsi di integrazione. I partecipanti, oltre a beneficiare degli effetti rigenerativi del contatto con la natura, svolgono un ruolo attivo nella cura dei sentieri dell’entroterra riminese attraverso attività di pulizia della vegetazione, manutenzione del fondo e sistemazione della segnaletica.
Il “Cammino dei Briganti”, che si snoda tra Abruzzo e Lazio ripercorrendo antichi sentieri utilizzati dai briganti nell’Ottocento, è sorto dall’iniziativa di appassionati locali ed è stato sostenuto dalle comunità dei borghi attraversati, che offrono ospitalità ai camminatori e si occupano direttamente dei lavori di manutenzione. Trattandosi di un progetto nato dal basso e privo di finanziamenti pubblici, la cura del sentiero si basa sull’impegno di volontari e associazioni locali. I camminatori stessi sono invitati a contribuire attivamente (ad es., portando con sé forbici per tagliare i rovi o raccogliendo rifiuti lungo il percorso).
Il “Cammino Materano” è un circuito di itinerari che ha recuperato antiche vie di pellegrinaggio e vie commerciali del Sud Italia. Gestito dall’associazione omonima, ente del Terzo Settore, rappresenta un modello interessante di rigenerazione culturale e territoriale. Oltre alla valorizzazione dei tracciati storici, il progetto promuove attività didattiche e culturali che rafforzano il senso di appartenenza delle comunità locali. Tra le iniziative attivate vi sono passeggiate guidate, laboratori per le scuole, festival tematici e giornate di riscoperta dei percorsi, spesso in collaborazione con enti locali, università e associazioni. Il cammino si arricchisce di workshop formativi sui beni culturali, il patrimonio rupestre, la biodiversità, l’artigianato e l’enogastronomia, contribuendo alla costruzione di una narrazione condivisa del territorio. L’adesione ai principi della Convenzione di Faro garantisce un approccio inclusivo, centrato sul legame tra patrimonio, comunità e diritti culturali.
Ultimo aggiornamento
28.10.2025